Il Giornalino di Gian Burrasca | Riassunto per Capitoli
In questa pagina troverete un riassunto capitolo per capitolo de Il Giornalino di Gian Burrasca, il libro per bambini e per ragazzi di Luigi Bertelli, in arte Vamba, pubblicato per la prima volta a puntate su Il giornalino della Domenica tra il 1907 e il 1908. Se vi può aiutare, date un’occhiata anche all’analisi dei personaggi e alla mia recensione del libro, che vi potrebbe ispirare nel caso in cui dobbiate redigere anche il commento del libro. Buona lettura!
Titolo | Il Giornalino di Gian Burrasca |
Autore | Vamba (Luigi Bertelli) |
Genere | Narrativa, Romanzo |
Prima pubblicazione | 1907-1908 |
Illustrazioni | SI – Vamba |
Età consigliata | Dagli 8-9 anni in poi |
Numero di Pagine | Circa 152 |
Riassunto per Capitoli
1. Dal 20 Settembre al 16 Ottobre
Il 20 settembre Giovannino Stoppani, anche detto Gian Burrasca, compiva gli anni e ricevette molti regali tra cui un giornalino in cui scrivere tutti i suoi pensieri. Non sapendo ancora cosa scrivere, andò nella camera della sorella Ada e copiò alcune pensieri scritti nel suo giornalino che riguardavano il Signor Adolfo Capitani, un ricco uomo che la famiglia voleva che lei spossasse, ma che a lei proprio non piaceva. Quando la sera l’uomo si presentò in casa, prese il Giornalino di Giovanni e iniziò a leggere il contenuto davanti alla madre e alla sorella. L’uomo andò su tutte le furie e se ne andò di casa
Tutti se la presero con Giovannino perché aveva mandato all’aria il matrimonio. La mattina dopo Giovannino, prese la sua canna da pesca per andare a pescare lungo il fiume, ma accidentalmente ci finì dentro e rischiò di annegare. Fortunatamente un barcaiolo lo salvò e lo portò a casa.
Ritornato a casa, Gian Burrasca si nascose dietro alla tenda del salotto dove sentì che la sorella Luisa parlava con un certo Signor Collalto e diceva di voler nascondere la loro relazione a tutti gli altri. Non appena la mamma entrò nella stanza, lui uscì dalla tenda cacciando un forte urlo e terrorizzando tutti dalla paura. Subito dopo, come se non bastasse, accusò la sorella di mentire e non dire la verità sulla sua relazione con il dottore.
Giannino si ammalò e rimase due settimane nel letto; le sorelle speravano che ci sarebbe rimasto ancora a lungo visto che stavano organizzando una festa da ballo nella loro abitazione. Dopo aver spaventato a morte la governante Caterina, saltandole addosso e abbaiando come un cane, Gian Burrasca andò nella camera della sorella Luisa e trovò alcuni ritratti dei suoi amici sui quali lei aveva scritto alcune frasi per prenderli in giro.
Giannino uscì di case e andò a portare le fotografie alle persone ritratte. Andò prima da Carlo Nelli che aveva un negozio di vestiti, poi da Pietrino Masi che aveva una farmacia. Andò poi dal giovane avvocato Ugo Bellini e da Gino Viani, sulla quale foto c’era scritto “ritratto d’un ciuco”.
Il 13 ottobre la zia Bettina fece visita alla casa di Giovannino; era così brutta e antica che le tre sorelle speravano non rimanesse per il ballo. Gian Burrasca, pensando di fare un favore alle sorelle, andò a chiedere alla zia di non rimanere per la festa da ballo, spiegandogli tutte le motivazioni. La zia, se ne andò di casa infuriata.
Il giorno del ballo, mentre tutti aspettavano gli invitati, Caterina iniziò a recapitare delle lettere a Luisa, le quali contenevano tutte le foto che Giannino aveva consegnato ai loro proprietari. Le tre sorelle andarono in tutte le furie e fu il Signor Collalto a suggerire che ci fosse lo zampino del loro fratellino. Gian Burrasca si difese dicendo che probabilmente era stato il gatto a portarle in strada. Per salvarsi da una punizione sicura, Gian Burrasca decise di scappare di casa e andare dalla zia Bettina.
2. Dal 17 Ottobre al 2 Novembre
Il 17 ottobre Gian Burrasca, per dirigersi dalla zia Bettina, si intrufolò su un carro bestiami, rischiando seriamente la vita. Quando il treno fu arrivato, prese una contravvenzione che fu recapitata alla zia Bettina. Non appena arrivò alla villa di Elisabetta, Gian Burrasca le raccontò di essere scappato di casa e la zia lo mandò subito a letto per qualche linea di febbre.
Quello stesso giorno Giovannino fece uno scherzo alla zia che teneva una pianta di dittamo sul suo balconcino, con la quale spesso conversava. Attaccò alla pianta un bastoncino che infilò da sotto il vaso e, proprio mente la zia ci stava conversando come fosse una persona, spinse il bastoncino verso l’altro per farle credere che la pianta stesse crescendo. Facendo questo la pianta finì però per rovesciarsi.
Quello stesso giorno la zia Bettina ricevette due lettere dal padre di Giovannino, dicendo che sarebbe venuto a riprenderlo alle tre del giorno dopo. Nel pomeriggio Gian Burrasca organizzò un’altra delle sue insieme ad Angelino, il figlio del contadino della zia, la sorella minore Geppina e il fratellino Pietro.
Andarono alla fattoria e si impadronirono di due barattoli di vernice e con quello rosso inizò a dipingere Bianchino, il barboncino della zia. Poi prese una pecorella e tinse anche quella di rosso e verde. Poi prese un maialino, gli legò addosso dei vecchi stracci e lo pitturò tutto di verde per farlo sembrare un coccodrillo. Per concluder dipinse anche Pietrino e lo mise su un albero per farlo sembrare una scimmia.
Quel pomeriggio il padre andò a prendere Giovannino che alla stazione trovò le sorelle che lo aspettavano come se fosse un reduce di guerra. In quel momento Giannino scoprì che la sorella dopo appena cinque giorni si sarebbe sposata con il Dottor Collalto.
Il giorno dopo (18 ottobre) Luisa regalò uno scudo a Gian Burrasca, con il quale comprò dei fuochi d’artificio per festeggiare il matrimonio. Il 24 ottobre, il giorno dello sposalizio, Giovannino attaccò una girandola pirotecnica al frac del Dottor Collalto che quasi morì dalla paura. Anche questa volta Gian Burrasca fu messo in punizione dentro la sua stanza.
Il 26 ottobre Giovannino Stoppati usò delle lenzuola per calarsi fuori dalla finestra, ma quest’ultima si ruppe e finì col cadere per terra. Il dottore gli dovette fasciare la testa e nessuno della famiglia osò questa volta rimmproverarlo.
Il 30 ottobre Giovannino era ormai guarito e decise di fare uno spettacolo di prestidigitazione ai suoi amici Renzo, Carluccio, Fofo e Marinella che erano i figli della signora Olga. Si fece consegnare da Marinella l’orologio da taschino della mamma e con un mortaio lo ridusse in pezzi. Poi lo scambiò abilmente con quello della mamma, facendo pensare a tutti di aver fatto una magia.
Il giorno dopo Gian Burrasca fece un altro spettacolo di magia coinvolgendo l’avvocato Maralli. Prese così il cappello di Carlo Nelli, all’interno del quale strapazzò due uova. Poi consegnò il cappello e una candela al Maralli con la quale doveva cuocere la frittata.
Giannino si mise in testa di voler spegnere la candela con una pistola per bambini, ma quando fu il momento di premere il grilletto, fu distratto da qualcosa e ferì gravemente il Maralli al viso. Gian Burrasca venne messo di nuovo in punizione.
Il 1° novembre la signora Olga fece visita in casa Stoppani e la mamma di Giovannino notò che aveva un orologio proprio identico al suo. Quando insieme alla figlia Virignia andò a controllare in camera da letto, si accorse che effettivamente l’orologio era sparito dal suo cassetto e pensò che fosse un caso di cleptomania.
3. Dal 6 Novembre al 22 Novembre
Il 6 novembre Gian Burrasca si impossessò di un po’ di pece che il suo amico Renzo aveva preso dal negozio dello zio; per fare uno scherzo, la mise sulla sedia di Mario Betti, che, essendo sempre vestito elegantemente ma al contempo poco pulito, fu ribattezzato il Mi’ Lordo.
Quando il compagno si sedette sulla sedia, iniziò a muoversi per cercare di scollarsi; quando il professore di Latino vide che si stava dimenando, lo strattonò per un braccio per costringerlo a uscire dalla classe. Il risultato fu che Mi’ Lordo si alzò improvvisamente, strappandosi i pantaloni e lasciandoli attaccati alla sedia.
Il 9 novembre la mamma e Ada andarono a trovare la signora Olga e trovarono altri oggetti di loro proprietà che Giannino aveva segretamente portato. Decisero così di parlare con il marito che decise di contattare un medico per darle una cura ricostituente.
Il 19 novembre Giannino e la mamma andarono alla stazione per prendere la signora Merope Castelli e la figlia Maria che sarebbero rimaste da loro per una settimana. Gian Burrasca aveva promesso che avrebbe fatto il bravo, ma in soli due giorni ruppe la bambola della bambina, poi le tagliò i capelli e la dipinse di nero per giocare al padrone e allo schiavo. La signora Merope decise così di scappare in tutta fretta da quella casa. Giannino fu di nuovo chiuso in camera per punizione.
4. Dal 23 Novembre al 3 Dicembre
I genitori di Giannino e Ada andarono a passare una settimana da Luisa. La prima sera Giannino ruppe subito uno specchio mentre giocava con la palla con il suo amico e, come se non bastasse, il giorno dopo trovò un’anguilla in un fiume e la mise sul pianoforte della sorella Virginia che iniziò a urlare in preda al panico. Il primo dicembre, Gian Burrasca terrorizzò poi la sorella Virginia, facendogli trovare sotto il letto un fantoccio composto da paglia e vestiti e infilandolo sotto il suo letto. La povera sorella iniziò a gridare in piena notte, svegliando tutto il vicinato che corse a prestare aiuto.
5. Dal 4 Dicembre al 14 Dicembre
I genitori di Giannino tornarono dalla vacanza e dopo una bella ramanzina lo misero in punizione. Soltanto il giorno dopo Gian Burrasca prese una penna rossa e scrisse sul collo del suo compagno Betti: Tutti fermi, tutti zitti, che se vi vede il muscolo, siete tutti fritti”. Quando il Betti andò alla lavagna il professore vide la scritta e chiamò il preside che, non appena arrivò in classe, capì facilmente che si trattava di un altro scherzo di Giovannino.
Il 10 dicembre, in totale segreto Virignia e il Maralli, insieme ai loro genitori, si misero su una carrozza per andare a celebrare le loro nozze. Gian Burrasca, senza farsi vedere, si sedette sulla seduta posteriore della carrozza e li seguì fino in chiesa. Sbucò durante la cerimonia, rinfacciando a tutti il fatto di non averlo invitato.
Quello stesso giorno, Gian Burrasca si dimenticò di aver nascosto i suoi fuochi d’artificio nel caminetto e quando Caterina fece per accenderlo con un fiammifero, ci fu un’esplosione che scatenò il panico generale e molti degli invitati scapparono via.
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6. Dal 15 Dicembre al 27 Dicembre
Il 15 dicembre Caterina prese un paio di pantaloni di Giannino e ci trovò all’interno l’orologio della signora Olga ridotto in briciole. Lui, a quel punto, dovette ammettere tutte le sue colpe e fu costretto ad andare dalla signora Olga per chiedere scusa. Quando la donna sentì il racconto si divertì davvero molto e riempì Giannino di baci in testa.
Il 17 dicembre Gian Burrasca ebbe una discussione con Cecchino Bellucci, un compagno di scuola che sosteneva che il Maralli, per mancanza di denaro e di un mezzo di trasporto, non sarebbe potuto diventare deputato, come invece avrebbe potuto fare suo Zio Gaspero.
Il 23 dicembre Cecchino Belluni invitò Gian Burrasca a fare un giro con lui sulla macchina che avrebbe rubato allo zio Gaspero. Il ragazzo sosteneva di saperla guidare senza problemi, ma improvvisamente perse il controllo della vettura e andarono a schiantarsi contro una casa in campagna. Cecchino si ritrovò con una gamba rotta e Giovannino con una clavicola spostata e il braccio sinistro ingessato.
Quando Luisa venne a sapere dell’incidente decise di ospitare Giannino a Roma dove c’era uno specialista che, con una cura elettrica, avrebbe potuto guarirlo. Giannino fu affidato a Clodoveo Tyrynnanzy, un vecchio amico del padre che doveva anche lui dirigersi a Roma. Durante il viaggio Gian Burrasca prese alcune boccette d’inchiostro che l’uomo teneva in valigia, e con l’aiuto di un pallone schizzò l’inchiostro sulle facce di alcuni passeggeri seduti su un treno vicino a loro. Mentre il signor Clodoveo dormiva, tirò poi il freno d’emergenza del treno, generando grande scompiglio. Il signor Tyrynnanzy fu costretto a pagare una multa.
7. Dal 28 Dicembre al 9 Gennaio
Il 28 dicembre Giovannino iniziò la sua cura elettrica. In quei giorni a Roma fu intrattenuto da un certo Cavalier Metello che lo accompagnò per la Capitale come se fosse una guida turistica. Il 30 dicembre Giannino si infilò nella sala d’aspetto del dello Studio del Signor Collalto e incontrò la Marchesa Sterzi che parlava con il naso. Giovannino iniziò a intrattenersi con la signora, facendole il verso e parlando anche lui con il naso, tant’è che la donna si convinse che anche lui aveva lo stesso problema.
Il 3 gennaio arrivò nello studio un Marchese che doveva fare una terapia in cui doveva sedersi dentro una specie di scatola, dalla quale usciva soltanto la testa. Giannino, che non aveva l’uomo in simpatia, entrò nella sala e gli strofinò sulla faccia una cipolla. L’uomo ebbe una grave crisi di nervi che compromise la sua salute.
Il 4 Gennaio Giovannino incontrò nuovamente la marchesa che, non sentendolo più parlare con il naso, si convinse che fosse stato merito della cura del Dottor Collalto.
L’8 gennaio, Gian Burrasca pensò di liberare un canarino che stava dentro una gabbietta, senza pensare che nella stanza c’era anche Mascherino, il gatto della sorella del Collalto. Quest’ultimo saltò prima su un ricamo che stava su un tavolo, sporcandolo tutto; poi divorò il canarino in un sol boccone. Per punire il gatto, riempì la vasca da bagno e ce lo infilò dentro con la forza. Poi non riuscì più a chiudere l’acqua e la vasca continuò a riempirsi senza sosta. Non curante, andò al balcone e si calò al piano di sotto, dove conobbe una bambina che lo invitò in casa. Poco dopo, l’acqua proveniente dal piano di sopra iniziò a filtrare nella stanza e la mamma della bambina dovette correte ad avvertire il signor Collalto. Quest’ultimo inviò una lettera ai genitori di Giovannino, chiedendogli di venirlo a prendere quanto prima.
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8. Dal 10 Gennaio al 19 Gennaio
Il padre di Giovannino era ormai deciso a mandarlo in collegio, ma il Maralli chiese di poterlo ospitare, sostenendo che sapeva come raddrizzare il ragazzo. Ma anche lì Gian Burrasca ne combinò di tutti i colori: andò a spifferare allo Zio Venanzio tutte le cose brutte che il Maralli e la moglie dicevano sul suo conto e sulla sua spilorceria. Poi scambiò le lenti degli occhiali del Signor Ambrogio (che lavorava allo studio del Maralli) con quelle del Signor Venanzio, facendo credere a entrambi di aver avuto un repentino peggioramento della vista.
9. Dal 20 Gennaio al 4 Febbraio
Il 20 Gennaio Giovannino vide che il signor Venanzio stava dormendo sulla sedia con la testa all’indietro e la bocca aperta. Gli venne in mente l’idea di sedersi sul tavolino dietro di lui e calargli l’amo della canna da pesca nella bocca. L’uomo improvvisamente starnutì e Giovannino ebbe l’istinto di tirare la lenza, ritrovandosi con un dente appeso all’amo.
Per questa e altre birbanterie, il 22 Gennaio Gian Burrasca si ritrovò al collegio Pierpaolo Pierpaoli a Montaguzzo. Lì conobbe il direttore, il Signor Stanislao e la moglie direttrice la Signora Gertrude.
Poi fece amicizia con Tito Barozzo, Carlo Pezzi e Mario Michelozzi. Questi lo invitarono in una stanza per fumare in segreto i sigari Toscani e quando il Signor Stanislao gli chiese di confessare quello che gli amici stavano facendo, Gian Burrasca ottenne la loro fiducia scegliendo di non rivelare niente di ciò che aveva visto. Per questo motivo, fu rinchiuso in isolamento, dove, arrampicandosi fino alla finestra, sentì il cuoco e lo sguattero che dicevano di preparare la minestra di magro alla casalinga destinata ai collegiali con l’acqua con cui venivano lavati i piatti.
Giannino lo riferì alla direttrice che convocò il cuoco, il quale però giustificò la cosa dicendo che si trattava solo di uno scherzo. Quando Giannino raccontò la vicenda ai suoi compagni, proposero di mettere all’interno dei loro piatti un colorante chiamato Anilina. Qualora la minestra fosse stata davvero fatta con l’acqua sporca, si sarebbe colorata di rosso e il cuoco avrebbe dovuto ripiegare servendo un altro piatto.
il 4 febbraio Giovannino scavò un buco nel muro all’interno della sua stanza e scoprì che poteva sentire tutto quello che dicevano la direttrice e il direttore.
10. Dal 5 Febbraio al 24 Febbraio
Gian Burrasca e la società segreta decisero di rubare del petrolio dalla stanzetta in cui fumavano per versarla nelle balle di riso e renderle così inutilizzabili. Difatti il giorno dopo, nella mensa del collegio, non fu servita la solita minestra di riso, ma una gustosa pappa col pomodoro.
Quello stesso giorno il signor Stanislao e la Signora Gertrude interrogarono prima il Barozzo e trovarono il modo per far si che non spifferasse l’accaduto a tutti i compagni. Gian Burrasca ascoltò una conversazione tra i direttori attraverso un buco ch aveva scavato nel muro della sua stanza e improvvisamente scoppiò a ridere. Essendo posizionato esattamente dietro il quadro del fondatore del collegio Pierpaolo Pierpaoli, i due pensarono che il mugolio fosse stato emesso proprio dallo spirito dell’uomo.
Il 9 febbraio Giovannino sentì dal foro nel muro che Stanislao e Gertrude stavano facendo una seduta spiritica per contattare lo zio Pierpaolo Pierpaoli. Giovannino decise così di spacciarsi per il defunto e diede loro appuntamento per il mercoledì successivo. Quello stesso giorno Gian Burrasca fece amicizia con Gigino Balestra che gli raccontò la sua storia: per farsi bello con i suoi amici e per provare che la sua famiglia credeva nei valori del socialismo, fece entrare di nascosto tutti i suoi amici dentro la pasticceria del padre che divorarono tutto quello che c’era all’interno. Il padre lo scoprì e decise di metterlo in collegio.
Il 13 febbraio Gian Burrasca, si spacciò nuovamente per lo Zio Pierpaoli e, durante una seduta spiritica, chiese a Gertrude e Stanislao di spegnere la luce e aprire la porta. In quel momento alcuni ragazzi del collegio entrarono nella stanza armati di battipanni e picchiarono l’uomo e a donna di santa ragione. Lo stesso giorno Giovannino aiutò Tito Barozzo a scappare dal collegio. Stanislao e Gertrude si accorsero poi che dietro al quadro di Pierpaolo c’era un foro e decisero di murarlo.
Uno dei collegiali di nome Ezio Masi, benvisto dalla signora Gertrude, fece la spia, rivelando ai direttori come erano andate le cose per filo e per segno. Gian Burrasca fu così cacciato dal collegio e, quando tornò a casa, promise ai genitori di mettere la testa a posto; il padre gli assegnò un maestro in casa che gli consentisse di recuperare l’anno di studio. Il 24 febbraio venne a mancare lo Zio Venanzio.
11. Dal 25 Febbraio al 2 Marzo
Il 25 Febbraio Giovannino ricevette una lettera del Notaio Ciapi che richiedeva la sua presenza durante la lettura del testamento di Zio Venanzio. Quando Gian Burrasca si presentò all’appuntamento, scoprì che l’uomo decise di non lasciare niente all’avvocato Maralli, a parte una spilla in oro con il dente che gli era stato strappato. Parte dell’eredità era andata alla signora Cesira che gli aveva prestato le sue cure durante la convalescenza. Il resto andò invece ai poveri della città. L’uomo poi lasciò a Giovannino un somma di 1000 Lire in contanti.
Gian Burrasca non sapeva come spendere tutti quei soldi e questo lo rese agitato ed insonne. La prima cosa che fece è comprarsi una cassaforte; poi regalò alcuni soldi a due senzatetto che incontrò per strada, acquistò un libro d’entrata e d’uscita e spese altre 300 lire alla pasticceria dell’amico Gigino Balestra.
Il 27 febbraio Gigino Balestra mostrò a Gian Burrasca un articolo scritto dal padre sul giornale Sole dell’Avvenire ,in cui sosteneva che era stato l’avvocato Maralli che aveva rifiutato l’eredità dello zio, proprio in virtù della sua ideologia contraria al privilegio dell’eredità. Giovannino però sapeva bene che le cose non erano andate affatto in quel modo.
Il 1° Marzo sull’Unione Nazionale fu scritto invece un altro articolo che spiegava esattamente come erano andate le cose: L’avvocato Maralli aveva voluto trarre profitto dall’ esclusione dall’eredità dello zio e, per questo motivo, aveva fatto scrivere quell’articolo per conquistare il favore dell’elettorato e poter diventare sindaco.
Sempre sull’Unione Nazionale, c’era un altro piccolo articolo intitolato “i nemici della religione“, in cui si sosteneva che l’avvocato Maralli rinnegava la religione dello stato, con le parole e con le opere.
Gian Burrasca, pensando di fare cosa gradita, per dimostrare che invece il Maralli fosse credente, scrisse un articolo in cui testimoniava di aver preso parte alle nozze dell’avvocato all’interno di una chiesa e per dimostrare la veridicità del fatto, mostro le pagine del suo giornalino con la sua firma.
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