Viaggio al Centro della Terra di Verne | Riassunto e Commento

Jules Verne è considerato il padre della fantascienza e Viaggio al centro della Terra, pubblicato in italiano nel 1874, è una tra le sue opere letterarie più popolari e amate.

In questo articolo troverete il riassunto breve oppure per capitoli, e il commento. Buona lettura!

Scheda editoriale

TitoloViaggio al centro della Terra
AutoreJules Verne
GenereFantascienza
Prima pubblicazione1870
IllustrazioniNo
Età consigliata8 anni (guarda altri libri per bambini di 8 anni)
Numero di pagine167 circa
Prezzo su Amazon aggiornato8,41 EUR
Voto8
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Viaggio al centro della terra
  • Verne, Jules (Autore)

Ultimo aggiornamento il 2024-03-27 / In qualità di Affiliato Amazon, ricevo una piccola commissione per ciascun acquisto idoneo.


Riassunto breve

Un giorno, il professor Lidenbrock torna a casa di fretta e furia con un antico libro scritto in lingua islandese dallo scienziato Arne Saknussemm.

Mentre ne tesse le lodi con suo nipote Axel, che però non sembra particolarmente interessato, una pergamena scivola fuori dal libro.

Con suo sommo stupore, il professore scopre che la pergamena riporta un crittogramma in lingua runica che deve essere decifrato.

Dopo vari tentativi, è proprio Axel a trovare la soluzione e a scoprire che il crittogramma svela le istruzioni per compiere un viaggio tra le viscere della Terra.

Il professore, in visibilio, decide di partire e di portare con sé il suo assistente, suo nipote Axel. Durante il viaggio i due, insieme alla guida islandese Hans, affrontano innumerevoli peripezie e rischiano più di una volta di perdere la vita.

Il viaggio si conclude quasi per caso, quando sgomenti, si accorgono che dalle viscere della terra il magma sa risalendo e li spinge verso l’uscita.

Dopo più di due mesi, i tre riescono ad uscire fuori grazie ad un’eruzione vulcanica e con loro grande stupore, si rendono conto di essere usciti dal vulcano Stromboli, nel mezzo del mar Tirreno e Mediterraneo.


Riassunto per capitoli

Capitolo 1

Una domenica del maggio 1863, il professor Lidenbrock torna di corsa a casa e comincia a chiamare con insistenza suo nipote, Axel. Quest’ultimo non ha la più pallida idea del perché suo zio sia già di ritorno.

Otto Lidenbrock è professore di mineralogia ed insegna per il proprio piacere e non per quello degli altri. Insomma, è un pozzo di scienza, ma spiritualmente avaro. Non ha il dono dell’eloquio e spesso si arrabbia perché non riesce a trovare le parole giuste.

Axel, suo nipote, è il suo assistente e lo aiuta nelle sue ricerche.

Capitolo 2

Axel si precipita nello studio di Otto Lidenbrock, che è un vero e proprio museo, dove si trovano schedati tutti i campioni del regno minerale.

Suo zio tiene tra le mani un libro e lo esamina con grande ammirazione. Spiega a suo nipote che si tratta di un’opera di un famoso scrittore islandese del XII secolo che racconta la storia dei sovrani norvegesi che regnarono in Islanda.

Mentre Lidenbrock descrive con ardore tutti i dettagli dell’opera, una pergamena unta scivola dal libro e cade a terra. Un vecchio documento, nascosto lì da chissà quanto, ha agli occhi dello scienziato un valore immenso.

Lo zio prende subito la pergamena e la distende sul tavolo: su di essa ci sono lettere alfabetiche incomprensibili e proprio da questi segni stravaganti nasce nel professor Lidenbrock e in suo nipote la decisione di intraprendere la più strana spedizione avvenuta nel XIX secolo.

Stando alle conclusioni del professore, quella strana lingua doveva essere runico. Otto Lidenbrock rimane così colpito da quel documento che decide, stranamente, di saltare la cena per quella sera.

Capitolo 3

Lo zio inizia a dettare ad Axel tutte le lettere dell’alfabeto con la corrispondenza in lingua runica. Una volta conclusa questa fase, poi, prende il foglio e comincia ad esaminarlo.

Avanza l’ipotesi si tratti di un crittogramma, il cui significato è nascosto sotto lettere intenzionalmente disordinate e che però, messe nella giusta successione, potrebbero formare una frase sensata e rivelare una grande scoperta. Axel non è dello stesso avviso, ma decide di tenere per sé la sua opinione.

Il professore nota che le due scritture – quella del libro e della pergamena – non sembrano della stessa mano. Il crittogramma è probabilmente più tardo del libro perché la prima lettera è una doppia emme, che era stata aggiunta all’alfabeto islandese solo nel XIV secolo. Tra i due documenti passano quindi almeno due secoli.

Secondo lo zio è stato uno dei proprietari del libro a scrivere il crittogramma e comincia ad esaminare le prime pagine del manoscritto alla ricerca di un nome. Sul retro della terza pagina scopre una specie di scarabocchio, che esaminato da vicino con una lente d’ingrandimento si rivela essere un nome: Arne Saknussemm, uno scienziato islandese del XVI secolo. L’ipotesi che il crittogramma possa contenere qualche meravigliosa invenzione, si fa sempre più reale.

Dopo una serie di ragionamenti, il professore giunge alla conclusione che il crittogramma sia stato scritto utilizzando una lingua meridionale, nello specifico il latino. Ad un certo punto con voce solenne, sembra stia quasi per annunciare la soluzione del mistero, ma invece dà un pugno al tavolino e con la velocità di un proiettile se la dà a gambe.

Capitolo 4

Rimasto solo, Axel pensa di raggiungere Grauben, la figlia del professore che si trovava fuori città, e riferirle tutto, salvo poi cambiare subito idea per paura che il professore possa arrabbiarsi a dismisura, come suo solito.

Non sapendo cosa fare e divorato dalla noia, Axel si butta nella vecchia poltrona dello zio e inizia ad osservare il foglio, chiedendosi cosa quelle parole possano mai significare. Il grande sforzo di concentrazione lo fa sentire accaldato e così comincia a farsi del vento macchinalmente con i fogli di carta, che in questo modo si presentano ai suoi occhi al dritto e al rovescio.

Con tanta meraviglia Axel si accorge che, in uno di questi movimenti, sul foglio appaiono parole perfettamente leggibili, parole latine, tra cui craterem e terrestre.

Axel è così felice che non crede ai suoi occhi, ma una volta letto il contenuto del crittogramma viene invaso dalla paura. Istintivamente è tentato dal buttare via il foglio e gettarlo nel caminetto, ma proprio quando sta per distruggere quel pericoloso segreto, ecco che la porta si apre e lo zio entra dentro.

Capitolo 5

Non appena rientra in casa, Lidenbrock si siede sulla poltrona, prende la penna e ricomincia a scrivere formule. Axel è deciso a non fargli sapere quello che ha scoperto.

Marthe e Axel iniziano a sentire il morso della fame, ma non hanno il coraggio di rivolgere la parola allo zio, nella paura di sorbirsi l’ennesima sfuriata.

Il tempo, però, passa inesorabile e la situazione diventa sempre più ridicola e intollerabile.

Axel inizia a pensare che forse sta esagerando ad attribuire così tanta importanza a quel documento, e che magari lo zio non l’avrebbe nemmeno creduto, e che, se proprio avesse voluto tentare quell’avventura avrebbero cercato di dissuaderlo. Inoltre, se lo zio avesse trovato da solo la soluzione del crittogramma tutti i suoi sforzi per tenerglielo nascosto sarebbero divenuti vani e così ci avrebbe guadagnato solo la sofferenza del digiuno.

Per queste ragioni, Axel decide di dire a suo zio la verità. e quest’ultimo, quasi con le lacrime agli occhi e pieno di entusiasmo, inizia a saltare per la gioia.

Tradotto dal latino, il messaggio dice:

Discendi nel cratere dello Jökull di Sneffels che l’ombra dello Scartaris viene a lambire prima delle calende di luglio, viaggiatore audace, e giungerai al centro della Terra. Ecco quello che io feci. Arne Saknussemm“.

Il professore, felice come una Pasqua, dice a suo nipote di preparare le valigie, ma non prima di aver mangiato qualcosa.

Capitolo 6

Subito dopo pranzo, Axel comincia a fare delle osservazioni allo zio, nella speranza di fargli cambiare idea sul viaggio.

Prima prova a fargli venire dei dubbi sull’autenticità del documento, ma quando Axel si accorge che il professore ha una risposta a tutto, si rende conto che è inutile attaccarlo sulla vecchia pergamena.

Passa quindi alle obiezioni scientifiche, ma ogni tentativo è vano anche in questo caso perché il professore gli risponde che nessuno sa con esattezza cosa succede al centro del globo, dal momento che se ne conosce soltanto la dodicimillesima parte del raggio. Secondo lui, niente è meno provato della teoria del calore interno: quel calore non esiste e non potrebbe esistere.

Alla fine, Axel viene quasi convinto dallo zio, che è riuscito a contagiarlo con il suo entusiasmo.

Capitolo 7

Subito dopo la conversazione con lo zio, Axel si sente quasi convinto dalle sue argomentazioni, ma a poco a poco i dubbi ritornano: aveva sentito le speculazioni insensate di un pazzo oppure le deduzioni scientifiche di un genio?

Axel esce a fare una passeggiata e mentre cammina per le strade di Amburgo incontra Grauben, la sua amata, che si dimostra felice alla notizia della partenza perché sa bene che lo zio è un grande scienziato e di lui ci si può fidare.

Axel, però, non è dello stesso avviso e quando, tornando a casa, scopre che la partenza è stata fissata per il giorno seguente, viene preso dalla malinconia.

Capitolo 8

Axel e lo zio salgono sul treno che li porterà sulla riva del Belt. Prima di partire, il professore aveva fatto in modo di procurarsi una raccomandazione per il governatore dell’Islanda da parte del console di Amburgo, suo amico.

Una volta arrivati a Kiel, i due bighellonano per un’intera giornata prima di poter salire sulla nave Ellenora che li fa sbarcare a Korsor, sulla costa occidentale del Seeland. Lì prendono un altro treno e dopo tre ore di viaggio arrivano a Copenaghen.

Con l’aiuto del signor Thomson, direttore del Museo delle Antichità del Nord, si mettono alla ricerca di una nave in partenza, e trovano la Valkyria che sarebbe salpata martedì alle sette del mattino.

Il capitolo si conclude con la visita al campanile sull’isola di Amak, che provocherà ad Axel non poche vertigini.

Capitolo 9

Arriva il giorno della partenza e lo zio e il nipote si imbarcano sulla Valkyria per un viaggio che sarebbe durato all’incirca una decina di giorni.

Una volta arrivati a Reykjavìk, il professore raccomanda ad Axel di mantenere segreta la loro scoperta. Vengono accolti dal governatore dell’isola, il barone Trampe, che si mette completamente a disposizione del professor Lidenbrock.

Prima di cominciare la loro avventura, il professore decide di recarsi in biblioteca per trovare qualche manoscritto di Saknussemm, mentre Axel si mette a girovagare per la città, che però trova triste e cupa. Il signor Fridriksson, professore di scienze naturali, mette a loro disposizione due camere della sua casa.

Capitolo 10

Il signor Fridriksson chiede al professore l’esito delle sue ricerche in biblioteca, ma purtroppo quest’ultimo non ha trovato quello che stava cercando.

Fridriksson gli chiede nello specifico quali sono i volumi dei quali è alla ricerca e il professore, esitante, gli dice che si tratta delle opere di Arne Saknussemm. Il professore di scienze naturali gli fa notare che quelle opere non esistono perché l’intellettuale fu perseguitato per eresia e le sue opere bruciate.

Anche se non ha trovato quello che cercava, Fridriksson consiglia al professore di visitare l’isola e attingere alle sue ricchezze mineralogiche, indicandogli proprio il vulcano dello Sneffels. Si propone di fornirgli una guida che possa mostrare loro la strada da seguire via terra, seguendo la costa.

Capitolo 11

Il giorno seguente Axel viene svegliato di prima mattina da alcune voci: lo zio sta parlando in danese con un uomo alto e vigoroso, probabilmente il cacciatore di edredòne, di cui parlava la sera prima Fridriksson.

La guida si chiama Hans Bjelke e i suoi modi sono l’opposto di quelli del professore, ma nonostante ciò si intendono. Nessuno dei due bada al prezzo: uno pronto ad accettare tutto quello che gli viene offerto, l’altro pronto a dare quanto gli viene domandato.

Quest’uomo gli avrebbe accompagnati fino al centro della Terra. Quando Axel si rende conto che mancano solo quarantotto ore alla partenza, non ha nemmeno il tempo di essere angosciato perché tutto il loro ingegno è impiegato nel disporre ciascun oggetto nel modo migliore: gli strumenti da una parte, le armi dall’altra, gli utensili in un pacco, i viveri in un altro.

Alle cinque del mattino seguente Axel viene svegliato dai nitriti di quattro cavalli, uno per il professore, uno per Axel e due per i pacchi. La guida avrebbe camminato a piedi.

Capitolo 12

I tre partono con il cielo coperto ma il tempo stabile. Axel viene preso dalla felicità dell’escursionista e comincia a interessarsi alla spedizione.

I cavalli avanzano rapidamente. Dopo due ore aver lasciato Reykjavìk, arrivano al borgo di Gufenes dove si fermano per mezzora.

Dopo aver percorso quattro miglia, un golfo si apre di fronte a loro. I cavalli si rifiutano di andare avanti e Hans suggerisce di aspettare che la marea si alzi e poi attraversare le acque su un piccolo battello. Il momento favorevole arriva alle sei di sera e mezzora dopo arrivano a Gardar.

Capitolo 13

Axel è stupito dal fatto che in Islanda, durante i mesi di giugno e luglio, il sole non tramonti mai. A Gardar, un contadino accetta di ospitarli e dopo aver cenato tutti insieme, i viaggiatori si ritirano nella loro stanza per riposare.

Il giorno dopo Axel, Hans e il professore ripartono alle cinque del mattino. Il paesaggio, secondo Axel, diventa sempre più triste: gli ultimi ciuffi d’erba morivano sotto i loro piedi e non c’era traccia di altra vegetazione.

La sera, giunti al villaggio di Alftanes, sono obbligati a dormire in una catapecchia abbandonata e il giorno seguente trascorre senza particolari incidenti.

Il 19 giugno un terreno di lava si stende sotto i loro piedi per circa un miglio per poi sparire e dare spazio di nuovo al suolo acquitrinoso. Axel inizia a sentirsi stanco e il 20 giugno, alle sei di sera, raggiungono Budir, dove vengono ospitati dalla stessa famiglia di Hans.

L’indomani, dopo quattro ore di cammino, i cavalli si fermano davanti alla porta del presbiterio di Stapi.

Capitolo 14

Stapi è l’ultima tappa del viaggio. Una volta arrivati, i viaggiatori decidono di fermarsi presso la casa di un pastore, questa volta per niente ospitale.

Il giorno dopo dell’arrivo, i preparativi per la partenza iniziano. Hans trova tre islandesi che possano sostituire i cavalli nel trasporto dei bagagli, ma una volta giunti in fondo al cratere avrebbero dovuto tornarsene indietro e lasciarli da soli.

La paura di Axel è che il vulcano si risvegli ed erutti proprio mentre loro sono dentro. Questa paura, però, viene del tutto abbattuta dallo zio con le sue solide argomentazioni scientifiche: quando un’eruzione è vicina, i vapori aumentano e poi scompaiono del tutto, ma se si conservano nel loro stato normale, e la loro attività non aumenta, non c’è alcun pericolo.

Il giorno successivo, il 23 giugno, i viaggiatori lasciano Stapi alla volta del vulcano.

Capitolo 15

Lo Sneffels è alto cinquemila piedi. I viaggiatori camminano in fila, preceduti dal cacciatore. Il cammino di fa sin da subito sempre più impegnativo: pezzi di roccia franano e bisogna stare molto attenti ad evitare cadute.

Hans si ferma spesso per raccogliere pietre che poi dispone in modo che possano essere riferimenti per il ritorno. Dopo tre ore di marcia, i quattro si trovano ancora alla base della montagna. Più avanti, fortunatamente, si presenta qualcosa di simile a una scalinata che facilita di molto la salita.

Hans non ritiene opportuno trascorrere la notte sui fianchi della montagna e preferisce arrivare in cima. Per far ciò, i quattro impiegano quasi cinque ore.

Capitolo 16

Una volta arrivati in cima, la cena viene consumata velocemente e la compagnia si sistema per dormire alla meglio. La situazione è molto difficile a cinquemila piedi sopra il livello del mare.

Il giorno dopo si mettono in cammino per raggiungere il cratere. Quest’ultimo è un cono rovesciato la cui profondità è di duemila piedi circa. Hans prende il comando della compagnia e i due islandesi vengono congedati. Mentre avanzano, alcune rocce eruttive, una volta smosse, rimbalzano fino al fondo dell’abisso.

I tre arrivano al cratere a mezzogiorno. Lì si aprono tre bocche attraverso cui, durante le eruzioni, uscivano lava e vapori.

Improvvisamente, il professore lancia un grido: sul lato occidentale di un macigno c’è scritto Arne Saknussemm.

Delle strade aperte davanti a loro, però, solo una era stata seguita da quest’ultimo e a quanto diceva lo scienziato islandese, si poteva riconoscere dal fatto che l’ombra dello Scartaris ne tocca gli orli gli ultimi giorni del mese di giugno.

Quindi se il sole fosse stato assente, sarebbe mancata l’ombra e dunque l’indicazione.

Alla fine, il sole arriva domenica 28 giugno e a mezzogiorno, quando la freccia è più corta, va a toccare l’orlo della bocca centrale.

Capitolo 17

Così ha inizio il vero viaggio. Axel prova a guardare nel pozzo, ma viene assalito da un senso di vuoto. In fretta e furia i tre preparano i bagagli, i viveri e le armi e cominciano la discesa.

La discesa si rivela ripida e pericolosa, ma grazie alla guida esperta Hans le cose vanno per il verso giusto. Dopo tre ore di camminata, Hans non riesce ancora a vedere il fondo della gola. L’oscurità si fa più fitta, ma nonostante tutto, continuano a scendere.

Dopo dieci ore e mezzo i tre si ritrovano ad una profondità di duemilaottocento piedi e decidono di fare una pausa e riposarsi.

Capitolo 18

La mattina successiva, Axel si rende conto di non essere neanche di un pollice nei meandri della Terra: hanno appena raggiunto solo la superficie dell’isola.

Il cammino riprende, ma ciò che è evidente è che il calore non aumenta in maniera percettibile.

Dopo sette ore consecutive di discesa, Axel è sfinito e fa notare allo zio che la loro riserva d’acqua è dimezzata. Il professore ritiene di poterla rinnovare attingendo alle sorgenti sotterranee, ma fino a quel momento non ne hanno incontrate.

Secondo le osservazioni del professore, i tre sono giunti a diecimila piedi sotto il livello del mare, ma la temperatura, che a questo punto avrebbe dovuto essere di 81 gradi, è di 15 soltanto.

Capitolo 19

Il giorno dopo, martedì 30 giugno, i tre riprendono a scendere. Intorno a mezzogiorno, arrivano al centro di un incrocio nel quale sfociano due strade strette e cupe. Il professore non vuole dimostrarsi indeciso e con sicurezza indica la galleria est, che i tre imboccano.

Dopo aver riposato durante la notte, il giorno dopo i tre riprendono il cammino, ma la galleria, invece di inabissarsi dentro il globo, sembra procedere in orizzontale e a un certo punto salire. Axel si sente esausto, ma anche se il cammino diventa faticoso, il pensiero di riavvicinarsi alla superficie lo consola.

A mezzogiorno le pareti della galleria cambiano aspetto: i tre si ritrovano nel secondo periodo geologico dell’era primaria, nel mezzo del periodo siluriano. Il professore decide di non esprimersi in proposito per paura di ammettere di aver sbagliato a scegliere il sentiero.

Alla fine, però. è costretto a convenire con il nipote: hanno abbandonato il canale delle lave ed è necessario iniziare a razionare l’acqua, come suggerito da Axel.

Capitolo 20

La scorta d’acqua è cosi poca che non può durare più di tre giorni. Non c’è alcuna speranza di trovare una sorgente in quei terreni del periodo devoniano.

Il professor Lidenbrock è in attesa che un pozzo verticale si apra sotto di lui o che un ostacolo gli impedisca di continuare quella strada. La sera, però, arriva senza che nessuna di queste speranze si sia avverata.

Il viaggio continua e lo zio trattiene a stento l’impazienza, causata dalla constatazione che il terreno si mantiene in orizzontale. Improvvisamente, poi, alle sei, i tre viaggiatori si trovano davanti a un muro. Sono finiti in un vicolo cieco.

All’idea di ripercorrere i cunicoli all’indietro Axel viene sopraffatto dall’angoscia, e fa notare al professore che l’acqua finirà il giorno seguente.

Capitolo 21

Il giorno dopo i tre partono alle prime luci dell’alba. Ci sarebbero voluti cinque giorni per ritornare alla biforcazione. Come aveva previsto Axel, l’acqua finisce al termine del primo giorno. La provvista di liquido si riduce al gin.

Il viaggio di ritorno senza acqua si rivela più difficile del previsto e martedì 8 luglio i viaggiatori arrivano più morti che vivi al punto di unione delle gallerie.

Axel è privo di energie e cade per terra quasi svenuto. Il professore, a questo punto, è intenzionato a prendere il sentiero ad ovest e andare avanti, convinto di incontrare sorgenti di acqua più in là, ma Axel gli fa notare che è troppo rischioso e la cosa migliore sarebbe risalire e farsi un’altra scorta di acqua.

Dopo una breve discussione, Axel si convince e decide di dare un’altra chance a suo zio.

Capitolo 22

I tre riprendono la discesa nell’altra galleria e dopo qualche ora le pareti prendono un colore cupo: granito. Camminano fino alle otto di sera, ma di acqua nessuna traccia. Axel è stremato e cade per terra in un sonno profondo.

Ad un certo punto, si risveglia, e, ancora intorpidito, vede suo zio dormire vicino a lui, mentre Hans andare via tenendo in mano la lampada. Viene assalito dalla paura che Hans li stia abbandonando lì, ma non ha la forza né di gridare né di rimanere sveglio e così, ricade in un sonno profondo.

Capitolo 23

Dopo poco, un rumore di passi riscuote Axel: è Hans che viene dal fondo del baratro. Quest’ultimo si avvicina allo zio e gli dice in islandese “vatten”, ovvero “acqua”!

Hans ha trovato l’acqua e al solo pensiero di potersi rinfrescare, Axel ritrova le energie per rimettersi in cammino con gli altri due. Trovare la sorgente però non è così facile: il rumore del torrente si sente vicino, ma non c’è traccia di quest’ultimo. Così, ad un certo punto, la guida decide di tirare fuori il piccone e scavare proprio dove il rumore dell’acqua sembra più vicino. Colpo dopo colpo, Hans riesce ad aprire un varco di sei pollici.

Improvvisamente uno zampillo d’acqua esce fuori dalla muraglia: è bollente e ferrugginosa, ma pur sempre acqua.

I tre decidono di lasciare aperto il varco perché in questo modo li avrebbe seguiti fino alle profondità della terra.

Capitolo 24

Il giorno dopo i tre hanno quasi già dimenticato le pene affrontate. Ripreso il cammino, la galleria di granito propone curve come se fosse un labirinto e il professore si arrabbia per la scarsa inclinazione della strada. Tuttavia non hanno altra scelta e devono accontentarsi di quel poco che si avvicinano al centro della terra.

Ad un certo punto, poi, si spalanca davanti a loro un pozzo spaventoso e secondo Lidenbrock è un’ottima cosa perché li potrebbe portare molto lontano e con grande facilità, visto che le sporgenze della roccia formano una vera e propria scalinata.

La cascata d’acqua va assottigliandosi, ma è ancora sufficiente per placare la loro sete. Se i calcoli del professore sono giusti, non si trovano più sotto l’Islanda, ma sotto l’oceano.

Capitolo 25

Il giorno dopo i tre decidono di riposarsi e sebbene si trovino nel profondo degli abissi, Axel si sente senza preoccupazioni. Il professore decide di dedicare qualche ora al riordino dei suoi appunti e al calcolo esatto della loro posizione.

Capitolo 26

Le cose fin qui sono andate piuttosto bene e la probabilità di riuscire a raggiungere la meta sono molto alte. C’è da dire che l’abilità e il sangue freddo di Hans sono di grande aiuto al professore e ad Axel e in più di una volta si erano rivelate fondamentali per uscire da situazioni spiacevoli.

Un giorno, però, succede qualcosa di a dir poco tragico: Axel, mentre è impegnato a guidare il gruppo, si rende conto di essere da solo.

Inizialmente pensa di aver camminato troppo in fretta ed è convinto di ritrovare i due percorrendo la galleria al contrario, ma non è così.

Si ricorda che il ruscello può dargli la giusta indicazione sul percorso da seguire, ma si rende conto che non c’è più traccia di acqua per terra: deve essersi allontanato con imprudenza ed aver preso un altro percorso.

Capitolo 27

É impossibile descrivere la disperazione di Axel: ha una riserva di viveri sufficiente per tre giorni e la borraccia piena, ma l’idea di rimanere da solo gli mette i brividi.

Decide di risalire cercando di ritrovare il punto in cui aveva abbandonato la sorgente; una volta là, avrebbe cercato di raggiungere la cima dello Sneffels.

Così, riprende la salita, e anche se la pendenza è abbastanza forte, avanza come chi non ha scelta.

Dopo circa mezzora, però, si rende conto che quella galleria non può riportarlo al bivio perché è senza uscita. Nell’urtare contro il muro, Axel fa cadere la lampada che, a causa dell’urto, si spegne.

Viene assalito dal panico più totale, inizia a correre, urlare, cadere, scendere, salire, fino a quando, dopo molte ore e del tutto sfinito, cade per terra senza sensi.

Capitolo 28

Axel si riprende e il suo viso è bagnato di lacrime. Quando è sul punto di perdere di nuovo i sensi, un frastuono giunge al suo orecchio. Sembra come un rombo di un tuono e ascoltandolo con attenzione si trasforma in un mormorio.

Avanzando un poco verso la muraglia, riesce a sentire alcune parole in islandese e si rende conto che le voci devono essere quelle dello zio e di Hans. Così, si avvicina alla parete gridando chiaramente: “Zio Lidenbrock!”. Dopo alcuni attimi che ad Axel sembrano secoli, sente la voce dello zio dire “Axel, sei tu?”

Dopo aver calcolato la distanza che li divide, lo zio dice ad Axel di proseguire il cammino, discendendo la galleria che lo porterà presso una grande caverna.

Axel, seppur senza forze, ritrova un po’ di spirito e si trascina lungo la galleria che in alcuni punti diventa così ripida che si lascia scivolare via. All’improvviso, però, il terreno gli manca sotto i piedi e Axel cade rimbalzando sulle sporgenze di un pozzo: perde di nuovo i sensi.

Capitolo 29

Quando Alex si sveglia, si ritrova nella penombra, steso su un letto di coperte. Trova lo zio a vegliare su di lui. Riesce a tenere gli occhi aperti per poco, prima di sprofondare di nuovo in un sonno profondo.

Il giorno dopo, si rende conto di essere in una grotta bellissima, ornata di stalagmiti e con il suolo di sabbia. Lo zio gli spiega che la sua caduta lo aveva portato all’estremità di una galleria quasi perpendicolare. Axel gli chiede poi se il viaggio è terminato perché riesce a vedere la luce del giorno, sentire il rumore del vento e quello dei flutti.

Il professore gli risponde che non può spiegargli nulla, ma che Axel si renderà conto da solo di come la geologia non ha smesso di sorprenderli. Axel, incuriosito, chiede di uscire fuori dalla grotta.

Capitolo 30

Inizialmente gli occhi di Axel sono troppo disabituati alla luce per vedere qualcosa, ma quando li apre resta stupefatto: vede una grande distesa di acqua che si perde oltre l’orizzonte, il mare.

Una luce singolare, di origine elettrica, esalta ogni particolare. La parola caverna non rende a pieno quell’immenso spazio. Passeggiando lungo la riva con suo zio, viene incuriosito da una foresta ricca di alberi con ombrelli regolari che sembravano essere immobili, nonostante le correnti atmosferiche. É una foresta di funghi.

Mentre cammina, Axel si chiede dove possa condurre questo mare e se mai avessero potuto conoscere le rive opposte. Lo zio ne è certo.

Capitolo 31

Il giorno dopo Axel si sveglia completamente guarito. Dopo una chiacchierata con suo zio, rimane stupito del fatto che l’influenza della luna e del sole arrivi fin lì.

Il professore incarica Hans di costruire una zattera per poter esplorare il mare di Lidenbrock.

Capitolo 32

Il 23 agosto decidono di salpare. Portano con sé i viveri, i bagagli, gli strumenti e le armi, oltre che un’imponente quantità di acqua dolce. Con il vento in poppa, navigano molto velocemente e scoprono che il mare è pieno di pesci fossili.

Capitolo 33

Il mare mantiene la sua monotona uniformità e ancora non si vede nessuna terra. L’orizzonte sembra distante e lo zio è di cattivo umore.

Lidenbrock decide di gettare in mare uno scandaglio per capire quanto è profondo, ma non riesce a toccare il fondo.

Improvvisamente, larghi increspamenti della superficie indicano il turbamento degli strati più profondi del mare e due enormi mostri appaiono dinanzi a loro: uno ha il muso di un porco marino, la testa di una lucertola, i denti di un coccodrillo, l’altro è un serpente nascosto dentro il guscio di una tartaruga.

I mostri marini, però, non hanno intenzione di fare del male ai tre viaggiatori, ma cominciano a combattere tra di loro.

Lottano per un’ora, fino a quando il secondo, il plesiosaurus, mortalmente ferito si inabissa.

Capitolo 34

Per fortuna il vento che soffia con una certa violenza gli permette di allontanarsi dal luogo della battaglia. Attorno a mezzogiorno i viaggiatori sentono un rumore lontano.

Secondo il professore si tratta di qualche scoglio o isolotto contro cui vanno ad infrangersi le onde. Dopo più di tre ore, i tre scorgono un’isola dalla quale viene fuori un Geyser. Qui ne approfittano per riposarsi prima di ripartire.

Capitolo 35

Il giorno dopo il vento diventa più forte e li allontana velocemente dall’isola di Axel. Le avvisaglie dell’uragano sono tante ed evidenti, ma quando Axel propone di ammainare l’albero perché è più prudente, lo zio rifiuta.

Dopo poco la zattera comincia a rimbalzare, la vela si gonfia come una bolla sull’orlo della rottura. Per tre giorni l’uragano non ha soste. Ai viaggiatori sanguinano le orecchie ed è impossibile scambiare una parola.

Stroncati dalla fatica, cercano di legare e assicurare tutti gli oggetti che compongono il carico e anche loro stessi. Alla fine, esausto, il professore si convince ad ammainare la vela, ma non fanno in tempo a farlo che albero e vela volano via insieme.

Capitolo 36

Dopo più di tre giorni di tempesta, i tre viaggiatori si ritrovano su un’isola. Il piano del professore è riprendere la via di terra ed entrare davvero nelle viscere della Terra.

Con l’aiuto di Hans, le provviste vengono riorganizzate e nonostante qualche perdita dovuta all’uragano si può ancora contare su una scorta di viveri per quattro mesi.

Dopo aver controllato la bussola, però, Lidenbrock si rende conto che qualcosa non va: l’ago indica Nord dove loro pensano sia Sud. Evidentemente, durante la tempesta, il vento era cambiato senza che i viaggiatori se ne accorgessero e aveva spinto la zattera verso la riva dalla quale erano partiti.

Capitolo 37

I sentimenti che agitano il professore sono lo stupore, l’incredulità e la collera: le fatiche della traversata, i pericoli corsi: tutto da rifare. Axel tenta di persuadere suo zio a cambiare idea sul voler di nuovo attraversare il mare, ma non c’è verso di convincerlo.

Mentre Hans cerca di rafforzare e rimettere in sesto la zattera, Lidenbrock propone ad Axel di perlustrare l’isola.

I due avanzano a fatica su alcuni frammenti granitici, misti a salice, a quarzo e a depositi alluvionali, quando si presenta ai loro occhi una distesa di ossa di animali primitivi. Ad un certo punto, scorgono anche il cranio di quello che doveva essere stato un antenato degli esseri umani.

I due si chiedono se quegli esseri erano scivolati sulle rive del mare di Lidenbrock per un assestamento del terreno quando erano già ridotti in polvere oppure se vissero in quel mondo sotterraneo, nascendo e morendo come gli altri abitanti della Terra.

Capitolo 38

I due vanno avanti per un’altra mezzora, spinti da una forte curiosità. Dopo un miglio di cammino appaiono le falde di una gigantesca foresta dove gli sembra di scorgere un essere vivente, un uomo gigante.

Axel, in preda alla paura, porta via lo zio e sulla strada del ritorno si china verso un oggetto che luccica nella sabbia: un pugnale arrugginito. Secondo il professore si tratta di un pugnale antico che appartiene a Arne Saknussemm.

Così, i due continuano a cercare nelle vicinanze fino a quando non scorgono un punto in cui la spiaggia si restringe tra due sporgenze di roccia: all’entrata di quel tunnel ci sono due lettere quasi corrose: A. S.! Ancora una volta, il vecchio scienziato islandese li aveva aiutati a trovare la strada giusta.

Capitolo 39

Axel e il professore ritornano dal cacciatore e partono insieme per raggiungere con la zattera il punto dell’isola dove avevano trovato il tunnel.

Una volta entrati, procedono in orizzontale per circa sei passi, quando il passaggio viene interrotto da un masso enorme. I tre cercano di spostarlo, ma invano. Il professore propone di aprirsi un varco facendolo saltare in aria.

Capitolo 40

Il giorno seguente, giovedì 27 agosto, è una delle date più importanti del viaggio. Axel vuole avere l’onore di accendere la miccia. Secondo il piano, una volta accesa, deve correre e raggiungere i suoi compagni sulla zattera.

Subito dopo il fragore dello scoppio, le rocce si aprono come un sipario. Un profondo abisso si forma sulla riva. La luce scompare e la zattera precipita nel vuoto.

Oltre la roccia che hanno abbattuto doveva esserci un abisso spaventoso e l’esplosione provoca un terremoto in quel terreno cosparso di crepacci. Il mare li trascina via e dopo parecchio tempo la velocità della corsa raddoppia. Improvvisamente, la zattera si arresta e i tre viaggiatori vengono quasi soffocati da una cascata d’acqua.

Capitolo 41

I tre iniziano a risalire la galleria e il caldo cresce in maniera preoccupante. Sotto di loro non c’è più acqua, ma magma. Mangiano le ultime provviste di cibo disponibili e ripartono veloci.

Capitolo 42

Axel si rende conto che la bussola è impazzita e i vapori si fanno più spessi: tutti gli indizi di un’eruzione vulcanica. Condivide le sue paure con lo zio, ma quest’ultimo gli risponde che un’eruzione è proprio tutto ciò di cui hanno bisogno per uscire fuori da quel posto.

Nel frattempo, i tre continuano a salire, e i rumori e il calore aumentano sempre di più. Axel non ha un ricordo esatto di quello che avviene nelle ore a seguire: ricorda solo la sensazione confusa di detonazionni, una pioggia di ceneri e fiamme ruggenti.

Capitolo 43

Quando Axel riapre gli occhi, si rende conto di essere coricato sul versante di una montagna. Nessuno dei tre sa dove si trovano, ma di certo non in Islanda: il sole brucia e intorno non c’è traccia di neve, ma campi ricchi di vegetazione.

Arrivati a valle, i tre incontrano un bambino al quale chiedono dove si trovano: Stromboli. Nel bel mezzo del Mediterraneo. Così, i tre decidono di dirigersi verso il porto, dove avrebbero detto ai pescatori che erano naufragati.

Capitolo 44

I pescatori danno loro abiti e viveri e, dopo un’attesa di quarantotto ore, i tre ripartono per tornare a casa. In mente hanno ancora una preoccupazione: la bussola che segnava Nord e che invece li ha portati a Sud. Al loro ritorno, il professore e Axel vengono accolti con affetto e Amburgo organizza una festa in loro onore.

Ad una conferenza il professore racconta il loro lungo viaggio e deposita egli archivi cittadini il documento di Saknussemm. Hans, invece, riparte per l’Islanda, e lascia un segno nel cuore degli altri viaggiatori, ai quali più di una volta ha salvato la vita.

Alla fine Axel e lo zio riescono a capire cosa è successo con la bussola: i poli si erano invertiti a causa dell’uragano sul mare di Lidenbrock. Era dunque uno scherzo dell’elettricità.


Commento

Viaggio al centro della Terra di Jules Verne è una storia di avventura composta da quarantaquattro capitoli brevi.

Il linguaggio utilizzato è semplice, chiaro e scorrevole, ma l’autore non manca di stupire il lettore con descrizioni ricche di similitudini e immagini in grado di colpire nel segno.

Il carattere dei personaggi è credibile e ben delineato: il burbero professore viene definito come un uomo molto colto, ma arido, anche se poi, alla fine mostra anche lui di avere un cuore dolce; Axel, invece, è un ragazzo giovane e curioso, in bilico tra paura e coraggio; mentre Hans, la guida, è un uomo solitario e di poche parole, ma che sa il fatto suo.

Le ambientazioni sono descritte nei minimi particolari e non mancano i dettagli e le informazioni scientifiche che hanno l’obiettivo di rendere il tutto più credibile e sorreggere quindi la trama. Verne era a conoscenza delle teorie scientifiche sulle altissime temperature del nucleo terrestre e sulla forza di gravità, ma decide che l’avventura e la fantasia devono avere il sopravvento.

Viaggio al centro della Terra è un racconto da leggere tutto d’un fiato, che ci porta in una dimensione a noi sconosciuta e ci ricorda che l’uomo è niente in confronto alla forza inarrestabile della natura.

Per concludere…

Cari amici, siamo giunti al termine di questo lungo articolo nel quale abbiamo riassunto Viaggio al centro della terra di Jules Verne. Per commenti o domande, inviateci un messaggio tramite la pagina contatti. Nel frattempo, alla prossima!


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