I 15 Principi Rivoluzionari alla Base del Metodo Montessori

principi montessori

Nel 1907 Montessori apre a Roma, nel quartiere San Lorenzo, la sua prima Casa dei bambini: un asilo per i figli degli operai residenti nelle case popolari, dove metterà in pratica una metodologia educativa a dir poco rivoluzionaria.

L’obiettivo era quello di creare una “scuola nuova“, un ambiente dove i bambini potessero esprimersi liberamente, senza essere più visti come dei meri recipienti da riempire.

Dopo aver letto La scoperta del bambino, condividerò con voi alcuni concetti chiave alla base del metodo Montessori.


1. La formazione del maestro

Educare non è solo un insieme di tecniche da applicare, proprio come non lo è la scienza. Secondo Montessori (guarda chi è), un bravo scienziato non è solo chi sa usare gli strumenti di laboratorio alla perfezione, ma è soprattutto chi nutre un sincero amore per la scoperta e vive il suo lavoro con passione, non solo con metodo e rigore. Lo stesso deve fare il maestro. Quest’ultimo deve agire similmente ad Aladino che si imbatte in un tesoro nascosto, la mente del bambino. L’amore per questo tesoro nascosto, che è molto più importante delle nozioni tecniche e metodologiche, deve far nascere in lui lo spirito dello scienziato.

2. Gli spazi

Per dare vita alla “nuova scuola” è importante strutturare bene l’ambiente di apprendimento perché anche gli spazi hanno una valenza educativa. La scuola non deve essere impostata su criteri repressivi, bensì stimolare l’alunno alla libertà mentale e fisica. Il banco è per eccellenza uno strumento repressivo: è costruito e studiato in modo tale da consentire al bambino il minor numero possibile di movimenti. Questa posizione non è solo fisicamente limitante, ma anche nociva alla salute fisica. I bambini dovrebbero essere liberi di muoversi e esprimere le loro necessità.

3. I premi e i castighi

Se è vero che il corpo del bambino non debba essere soggetto alla costrizione del banco, è altrettanto vero che il suo animo non debba essere sottoposto alla schiavitù dei premi e dei castighi. Quello che Montessori definisce il maestro faccendiere, è colui che, una volta ottenuto dai bambini l’attenzione forzata e l’immobilità, cerca di travasare le conoscenze nelle loro teste come fossero contenitori da riempire e si serve di minacce e ricompense per costringerli ad imparare. Montessori non intende svalutare completamente i premi e i castighi, ma solo il loro abuso, che genera sottomissione. Il maestro dovrebbe tenere a mente che l’apprendimento vero è sempre e solo il risultato dell’agire, del fare e del creare.

Guai se i poemi dovessero nascere dal solo desiderio di conquistar l’alloro nel Campidoglio; basterebbe che quella visione rimanesse sola a campeggiare nell’anima del poeta, e la musa sarebbe scomparsa. Il poema deve scaturire dall’animo del poeta quand’egli non pensa né al premio né a se stesso (…)

Maria Montessori, La scoperta del bambino

4. La motivazione intrinseca

Montessori insiste sull’importanza della motivazione interiore: ottenere un risultato scolastico perché incentivati da un premio, senza essere sostenuti da alcuna vocazione, produce risultati deleteri: allontana la persona dalla propria inclinazione naturale e sottrae alla società energie utili. A chi invece agisce spinto dalla sola forza interiore, nessun premio può sembrare adeguato, anzi, la prospettiva di una ricompensa lo avvilisce e lo irrita perché non potrà mai essere all’altezza della gioia e del senso di soddisfazione che prova grazie al suo operato.

5. L’arredamento

L’ambiente deve consentire al bambino di manifestare liberamente il proprio carattere. L’arredamento deve essere proporzionato, leggero e accessibile. Proporzionato, perché il bambino possa servirsene senza sforzo; leggero, perché possa spostarlo e disporne a suo piacimento; accessibile, perché nessuno scomparto o seduta risultino inutilizzabili.

6. La bellezza

I mobili non devono solo essere leggeri, economici e semplici, ma anche belli e artistici. Per “bellezza” non s’intende lusso superfluo, ma grazia e armonia nelle linee e nei colori. L’ambiente scolastico deve stimolare i bambini a elevarsi spiritualmente ed è per questo che non devono mancare quadri che riproducano fiori, animali o scene di famiglia, oppure un soggetto storico o sacro. Nelle Case dei bambini era previsto un quadro in particolare: la Madonna della Seggiola di Raffaello. Montessori lo ha scelto perché non solo esprime un’idea di maternità tenera e amorevole, ma anche perché ispira inconsciamente un sentimento religioso.

7. La disciplina attiva

Un bambino disciplinato non è colui che rimane forzatamente muto e immobile per compiacere il maestro, ma è colui che è padrone di se stesso e quindi in grado di seguire, quando è necessario, le regole di vita. Il bambino disciplinato sa bene distinguere tra il bene e il male. La disciplina attiva non impone il silenzio e l’ordine, ma lascia spazio a una libertà che riconosce come unico limite il rispetto per gli altri. Il maestro, quindi, deve impedire al bambino tutto ciò che può offendere o nuocere agli altri, ma tutto il resto deve essergli non solo permesso, ma deve venire osservato. Soffocare un atto spontaneo nei bambini equivale a soffocare la vita stessa, che invece andrebbe rispettata con religiosa venerazione.

8. Il maestro osservatore

La maestra deve imparare a diventare un’osservatrice paziente e a stare quasi in disparte. Le cose avvengono da sé e occorre osservarle e studiarle senza intervenire. Intervenendo, la maestra tende il più delle volte a soffocare la libera espressione del bambino, anticipandone le intenzioni, fraintendendole o scoraggiandole. Quando le iniziative del bambino non sono scorrette o irrispettose, sono sempre da apprezzare, perché sono la prova del fatto che il bambino si sta auto-educando e i suoi movimenti hanno uno scopo.

9. L’indipendenza

La verità è che non si può essere liberi se non si è indipendenti. Educare all’indipendenza significa aiutare i bambini a sentirsi capaci di bastare a se stessi e di non pesare sugli altri: imparare a camminare senza aiuto, a salire e a scendere le scale, a rialzare gli oggetti caduti, a vestirsi e spogliarsi, a parlare per esprimere i propri bisogni, ecc. Insegnare a un bambino a mangiare, a lavarsi, a vestirsi, è un lavoro ben più lungo e difficile rispetto a imboccarlo, lavarlo e vestirlo. Il rischio nel non farlo è quello d’instillare l’accidia nelle anime dei bambini. Secondo Montessori, il signore che ha troppi servi non solo diviene sempre più dipendente da loro, ma i suoi muscoli si indeboliscono nell’inattività e la mente si atrofizza e languisce.

>>> Scopri in che Modo Pippi Calzelunghe insegna ai bambini ad essere indipendenti

10. Materiali di vita pratica e sviluppo

È fondamentale mettere a disposizione dei bambini oggetti che permettono con il loro uso di raggiungere uno scopo specifico, per esempio i telai con i quali il bambino può imparare ad abbottonare, allacciare, agganciare, ecc. Oppure vaschette o lavandini con i quali il bambino può lavarsi le mani, scope per pulire il pavimento, panni per togliere la polvere dai mobili, ecc. Insomma, quegli oggetti che invitano i bambini ad agire e a compiere un lavoro con uno scopo pratico da raggiungere. La pazienza necessaria ad eseguire questo tipo di attività pratiche stimola lo sviluppo graduale del carattere. Dall’altro lato, i materiali di sviluppo stimolano i bambini ad imparare altre cose molto importanti come l’alfabeto, i numeri e la scrittura. Nelle scuole montessoriane sono presenti sia materiali per la vita pratica, sia materiali per lo sviluppo dell’intelligenza: ad essi i bambini hanno libero accesso.

11. La natura

Il bambino ha bisogno di vivere naturalmente, e non soltanto di conoscere la natura tramite immagini impoverite e stereotipate. Similmente a quanto creduto da Rousseau, Montessori ritiene che un’educazione a contatto con la natura possa favorire il dispiegamento di tutte le facoltà umane. Per avvicinare i bambini alla natura è necessario dare loro la possibilità di stare in un ambiente naturale e interagire con esso: all’adulto si chiede grande pazienza, perché il bambino ha tempi e modi che mal si conciliano con la fretta e l’indifferenza dei grandi: il bambino sa vedere nelle piccole manifestazioni della natura uno spettacolo stupefacente, proprio come i poeti o come San Francesco d’Assisi, che nel 1225 scrisse il Cantico di Frate Sole in lode al creato.

12. I sensi

Per stimolare i sensi dei bambini è necessario utilizzare il cosiddetto materiale sensoriale, un materiale costituito da un gruppo di oggetti che sono raggruppati secondo una determinata qualità fisica dei corpi (colore, forma, dimensione, suono, stato di ruvidezza, peso, ecc.). È necessario, quindi, isolare una sola qualità dell’oggetto, ovvero preparare oggetti identici tra loro in tutto, salvo che nella qualità variante. Per esempio, se si vogliono preparare oggetti che servano per far distinguere i colori, bisogna costruirli con la stessa forma, dimensione e materiale e farli differire solo nel colore. Questo procedimento riesce a dare una grande chiarezza nel differenziare le cose. Per approfondire, guardate anche questi giochi Montessori fai da te, dove troverete alcuni materiali pronti da scaricare gratuitamente (schede dei colori, ecc.).

13. L’auto-correzione

Per quanto possibile, i materiali offerti al bambino dovrebbero dare la possibilità del “controllo dell’errore”. Per esempio, giocando con una bottoniera, se un bottone viene dimenticato o l’ordine è sbagliato, alla fine un’asola rimarrà vuota. Il controllo dell’errore permette al bambino di ragionare e diventare sempre più preciso, imparando ad affinare la capacità di distinguere piccole differenze. Il controllo dell’errore, però, non deve essere offerto al bambino solo tramite i giochi, ma anche tramite ciò che ha intorno: i colori chiari permettono di notare le macchie, la leggerezza dei mobili permette di rendersi conto dei movimenti ancora incerti e così via. Anche l’ambiente, così, diventa un maestro, una sentinella sempre all’erta di cui i bambini ascoltano gli ammonimenti e imparano.

14. Brevità, semplicità, obiettività

Una buona lezione dovrebbe avere tre principali caratteristiche. Prima di tutto, la brevità: quando una maestra si appresta a preparare una lezione dovrebbe utilizzare il minor numero di parole possibili: non è necessario sommergere i bambini di parole inutili. Un’altra caratteristica della lezione dovrebbe essere la semplicità, ovvero dovrebbe essere priva di tutto ciò che non rispecchia la verità. La terza caratteristica è la sua obiettività: la personalità della maestra scompare e rimane solo l’oggetto su cui si desidera concentrare l’attenzione del bambino. Se la lezione non viene compresa è bene non insistere nel ripeterla e trattenersi dal far capire al bambino che ha commesso un errore o non ha capito.

15. La giusta misura

Sia che si tratti di spazi oppure di oggetti, è importante saper scegliere una misura adatta al bambino. In uno spazio troppo grande, il bambino potrebbe sentirsi perso e poco a suo agio, mentre uno spazio troppo piccolo potrebbe svilirlo. Lo stesso vale per gli oggetti a sua disposizione: questi ultimi dovrebbero essere limitati in quantità. Erroneamente si crede che mettere a disposizione dei bambini un gran numero di giocattoli possa essere benefico per il loro sviluppo, ma non è così. Al contrario, una moltitudine disordinata di oggetti appesantisce l’animo dei bambini, facendoli sprofondare in un caos che li opprime e li scoraggia.


Per concludere…

Cari amici, siamo giunti al termine di questo articolo alla scoperta di alcuni dei principi alla base del metodo Montessori, ancora oggi adottato in migliaia di scuole di ogni ordine e grado. Per commenti o domande, inviateci un messaggio tramite la pagina contatti. Se avete voglia di approfondire, consultate anche l’articolo dedicato a come comunicare efficacemente con i bambini. Nel frattempo, alla prossima!


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